CITAZIONE
E, mi spiace per le due squadre siciliane, Catania e Palermo (ma credo che la responsabilità dei fattacci di ieri sia dovuta ad ultrà della prima squadra), ma credo che provvedimenti severi vadano presi anche contro la squadra.
Le responsabilità degli ultrà catanesi vanno al di là di quelle che avrebbe una tifoseria che si scontrasse con quella avversaria o con la polizia. Infatti, da quanto dichiarato dal presidente del Catania, quella di venerdì sarebbe un modo "velato" per rispondere al suddetto presidente, il quale ha deciso di ingaggiare un braccio di ferro con gli ultrà.
A settembre il presidente avrebbe deciso di non sovvenzionare più gli ultrà (con sconti sui biglietti, trasferte pagate dalla società e quant'altro), ricevendone minacce molto poco velate che sono culminate nei fatti dell'altra sera. Insomma una sorta di pizzo a cui molti presidenti di squadre di calcio, famose e meno famose, debbono sottostare.
Questa è la tesi del manager catanese, a cui io credo anche in virtù di quello che più o meno celatamente sta succedendo al Napoli; forse non tutti sanno che il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, da settembre ha intrapreso la stessa strada del collega isolano, ricevendone simili reazioni. In particolare quei "gentil'uomini" degli ultrà stanno approfittando del divieto di far esplodere petardi durante le partite di calcio se non si vuole incorrere o nella sconfitta a tavolino (nei casi gravi) o nella penalizzazione economica per la società (in quelli meno gravi). Ogni settimana fanno esplodere un paio di fuochi d'artificio e, ogni settimana il presidente è costretto a pagare circa 30.000 euro di multa alla federazione.
E' come dire : se non paghi le nostre agevolazioni, i soldi li spendi comunque in multe.
De Laurentiis ha comunque deciso di tenere duro e paga le multe pur di non continuare ad alimentare un sistema camorristico che altrimenti non avrebbe fine, ma la situazione è comunque vergognosa.
Io sono sicuro che nella stessa situazione, più o meno drammatica, si trovano la maggior parte delle società di A e B, anche se molti preferiscono non denunciare la propria condizione.