Harry Potter e gli anni a venire

Il giorno della memoria, Perché non dobbiamo dimenticare

« Older   Newer »
  Share  
Cassandra Phoenix Nova
icon13  view post Posted on 27/1/2004, 01:44




Questo topic è un punto di riflessione, di rispetto, di opinioni e di consigli.
Il 27 Gennaio non è che un giorno, che però dovrebbe rinnovarsi ogni mattina, troppo è stato lo scempio ed il dolore, patiti in una guerra, che pianificò l' eliminazione di coloro che non erano reputati degni di vivere (oppositori politici, portatori di handicap, varie entnie, come zingari e, ovviamente, ebrei).
E' incredibile come alcuni abbiano toccato il gradino più basso dell' umanità, ed altri invece si siano elevati in atti di ammirevole eroismo.
Certo, i Perlasca non riscattano l' Italia e le sue colpe, ma ci insegnano cosa sia la vita : non alzarsi e trascinare la sera, ma combattere per ciò in cui si crede, avere la forza di opporsi e rischiare, di affermare cosa sia sbagliato ed accettarne le conseguenze.
Quindi postate i vostri pensieri, le poesie, le frasi, le citazioni, adatte, ma non date spazio all' odio : ogni guerra è fraticida.

Edited by Cassandra Phoenix Nova - 27/1/2010, 22:19
 
Top
view post Posted on 27/1/2004, 04:56
Avatar

Sopravvissuto all'Abisso

Group:
Corvonero
Posts:
22,326
Location:
Convento dei Carmelitani sazi

Status:


Quello che più stupisce dell'Olocausto non è il male assoluto, o il bene incondizionato; entrambi sono stati opera di una minoranza. Mi colpisce il comportamento della maggioranza, ossia l'indifferenza e l'accondiscendenza. Da un giorno all'altro vengono emanate le leggi razziali e la maggior parte della popolazione inizia a guardare agli ebrei come se fossero dei diversi. Iniziano le deportazioni, e nessuno si chiede dove vano a finire tutte queste persone che spariscono nel nulla. Non mi sorprende che qualcuno sia stato tanto folle o tanto crudele da elaborare uno sterminio di massa, né che in tanti abbiano eseguito ordini abominevoli, e sono felice che ci sia stato qualcuno disposto a rischiare, o a perdere la vita, per opporsi a questo; ma non capisco come si possa assistere ad una tragedia come questa e voltare la testa facendo finta di niente.
 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 27/1/2004, 05:14




Una malattia diffusa, si chiama "Il quieto vivere", è la mera illusione dei mediocri, che pur di avere alcune sicurezze, tengono il piede in due o tre scarpe.
Si voltano e fingono di non aver visto, trovano una logica a tutto, danno ragione al ladro e al derubato, pur di non inimicarseli, e poi se ne lavano le mani ( Ponzio Pilato non è citato a caso), fingendo di essere onesti ed ignari.
Sono ovunque, oggi come allora.
 
Top
view post Posted on 27/1/2004, 05:28
Avatar

Sopravvissuto all'Abisso

Group:
Corvonero
Posts:
22,326
Location:
Convento dei Carmelitani sazi

Status:


C'è da sperare che oggi non possa più ripetersi un orrore del genere, anche se Woody Allen ha detto: "Sì, l'Olocausto, ne abbiamo perso 6 milioni. Ma quello che mi spaventa è che i record sono fatti per essere battuti". E scusate se posto una battuta trattando un argomento serio, ma penso che Woody Allen, in quanto ebreo, sia autorizzato a fare dell'ironia anche sull'Olocausto. Fu lui stesso a dire che il comico è tragedia più tempo.
 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 27/1/2004, 05:37




Io temo che se esplodesse un conflitto così capillare, in questi tempi, sarebbe una guerra di religione, di petrolio e di droga, e quindi di un' unica cosa : soldi o potere.
Credo sarebbe l' ultima guerra, le ripercussioni sarebbero devastanti, tra città uccise con bombe di cui ignoriamo gli effetti, altre che ci sono note (l' atomica), le nuove strategie come il diffondere un virus (l' AIDS ha codesta storia, pare), gas nervino, e tutto quanto si possa temere.
Chi riuscirebbe a scampare ? Per quanto in un mondo così devastato ?
Sì, Woody Allen ha ragione, i prossimi saranno nazioni intere, e poi non ci sarà più nulla.
Per nessuno.
 
Top
Harry
view post Posted on 27/1/2004, 21:20




mi stupisce il fatto che al tempo credevano che fosse giusto eliminare gente innocente. certo esiste ancora gente del genere che io non rispetto.. of course.. penso sia ovvio.. siamo tutti uguali.

il mio pensiero va a tutti quelli che non ce l'hanno fatta a sopravvivere all'inferno a cui erano sottoposti, ma anche a quelli che sono cmq sopravvisuti e che hanno patito dolori e sofferenze che non dimenticaranno mai. il mio pensiero va inoltre a tutti quelli che pensano ancora che gli ebrei siano da eliminare, sperando che cambino.
spero che niente di simile succeda ancora..
 
Top
view post Posted on 28/1/2004, 02:53
Avatar

Sopravvissuto all'Abisso

Group:
Corvonero
Posts:
22,326
Location:
Convento dei Carmelitani sazi

Status:


Purtroppo per far cambiare idea a certe persone non basterebbero mille giornate della memoria: la memoria non basta quando si ha a che fare con chi non vuole ascoltare.
 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 28/1/2004, 03:35




E' vero, le persone muiono, le idee no, seguitano a fare discepoli, ed è un bene ed un male.
Io non so come potrei affrontare la vita a seguito di un' esperienza tanto devastante, forse impazzirei, o diverrei arida, senza sentimenti.
Ho letto i racconti di Primo Levi, e mi hanno provacato degli incubi, come neppure i romanzi di King, perché era reale, era umiliante, e sentiva questa disperazione senza fine, questo orrore che non ha parole.
E' stato doloroso, non riuscivo neppure a piangere, come per "Il Diario" di Anna Frank, sono testimonianze atroci.
Io credo che persone così crudeli, incapaci di pietà, di morale, di senso del limite, coloro che la urlavano i numeri da "eliminare", stessero calpestando il concetto stesso di vita.
 
Top
Penelope Clearwater
view post Posted on 29/1/2004, 00:44




Mi dispiace di non aver potuto postare ieri, ma non è solo il 27 gennaio che si deve ricordare l'Olocausto, perciò:

Voi che vivete sicuri,
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando a casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.


Non ci sarebbe da aggiungere altro, ma voglio farlo, perchè sono consapevole che non tutti conoscono queste parole.
E' la dedica del libro "Se questo è un uomo" di Primo Levi.
Io ho obbedito a Primo Levi. Quella poesia la so a memoria, e farò tutto il possibile perchè nessuno scordi le sue parole.
Dimenticare è un crimine, fa diventare uguali ai nazisti responsabili dell'Olocausto. Perchè se si dimentica, le persone che sono morte per questo, moriranno una seconda volta.
Ho letto anche Il Diario di Anna Frank e mi sono scoperta simile a un'allegra ragazza, piena di vita e di talento, costretta a vivere per due anni in un rifugio segreto, per nascondesi dai nazisti. In questi due anni, strappati alla morte, Anna riversa tutte le sue emozioni, sfoghi, speranze nel diario. Lui sopravviverà alla guerra, Anna no. Morirà di tisi nel 1945 nel campo di sterminio di Bergen Belsen, due mesi prima della liberazione dell'Olanda.
Io mi sono sempre chiesta cos'avrebbe scritto se fosse sopravvissuta, se le fosse stato concesso di vivere.

E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perchè esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perchè continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità.

Questo lo scrisse Anna, una ragazza di 14 anni, pochi giorni prima di essere deportata in un campo di concentramento nazista.

Non ho altro da aggiungere, se non la raccomandazione di non dimenticare.
 
Top
view post Posted on 29/1/2004, 02:46
Avatar

Sopravvissuto all'Abisso

Group:
Corvonero
Posts:
22,326
Location:
Convento dei Carmelitani sazi

Status:


Non dimenticare perché l'Olocausto non è un avvenimento storico come un altro, non lo si può liquidare dicendo "Vabbè, nelle guerre la gente muore sempre", l'Olocausto è stato il tentativo di disumanizzare una parte dell'umanità, di rendere gli uomini nemmeno degli animali, ma delle cose, dei numeri, una pura statistica. Un omicidio in seguito ad uno scatto d'ira si può comprendere, una guerra è una cosa he esiste da sempre, ma progettare, organizzare una macchina di sterminio di tali proporzioni calpesta la dignità umana, è la peggior bassezza che si possa commettere. I nazisti non fecero distinzioni tra uomini, donne, bambini, non considerarono neanche il loro stesso interesse (scienziati ebrei che in fin dei conti sarebbero stati utili al Reich furono perseguitati e dovettero fuggire all'estero; Einstein, Fermi, Oppenheimer eseguirono i loro studi in America, la bomba atomica fu progettata da scienziati europei fuggiti negli USA), ne fecero una questione di puro principio.
 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 20/1/2005, 18:14




UP !
27 Gennaio 2005.
Ho riletto le riflessioni di quasi un anno fa.
Spero di poter arrichire il topic di nuovi interventi.
 
Top
view post Posted on 21/1/2005, 11:20
Avatar

Sopravvissuto all'Abisso

Group:
Corvonero
Posts:
22,326
Location:
Convento dei Carmelitani sazi

Status:


Passa un anno ma non passa la necessità di ricordare; quando il terzo in linea di successione al trono inglese va ad una festa travestito da nazista, vuol dire che è necessario che si ricordi che quel simbolo non è un solo un segno nero, ma vuol dire milioni di vite cancellate.
 
Top
Penelope Clearwater
view post Posted on 25/1/2005, 22:31




Concordo: dimenticare è come uccidere due volte le vittime dell'Olocausto.

Ecco un estartto della prefazione di Natalia Ginzburg al Diario di Anna Frank, che mi ha commosso e fatto riflettere.

Il diario di Anna Frank ha inizio nel giugno 1942. Nel giugno ’42, la sua vita presenta ancora qualche rassomiglianza con la vita d’una qualunque ragazzina dell’eta sua. Ma siamo ad Amsterdam, l’Olanda è in mano ai tedeschi da due anni; e le SS vanno per le case cercando gli ebrei. A tredici anni appena compiuti, Anna conosce e parla con estrema naturalezza il linguaggio dei perseguitati: sa che lei e i suoi debbono portare la stella giudaica, che non possono frequentare locali pubblici, che non possono prendere il tram. Dall’invasione tedesca «i bei tempi sono finiti», scrive Anna nel suo diario; ma «finora per noi quattro è andato discretamente bene». La guerra, le privazioni alimentari, i tedeschi e il pericolo, tutto questo Anna nel giugno ’42 può ancora dimenticarselo ogni tanto, e vivere abbastanza gioiosamente mangiando gelati, volteggiando in bicicletta, flirtando con i compagni, studiando la mitologia greca; fino al giorno in cui tutta la famiglia Frank si trasferisce nell’«alloggio segreto», per sfuggire ai tedeschi e tentare di salvarsi.
Annelies Marie Frank nacque il 12 giugno 1929 a Francoforte da una agiata famiglia di ebrei tedeschi. Dopo le leggi razziali fu costretta a emigrare in Olanda con la famiglia. In seguito a una segnalazione, nel 1944, la polizia nazista arresto i Frank, che furono condotti ad Auschwitz. Anna morì nel marzo del 1945, poche settimane prima dell’arrivo degli inglesi. «E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo...» Il Diario di Anna Frank, trovato nell’alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al padre, unico superstite della famiglia, fu pubblicato per la prima volta nel 1947, ad Amsterdam. A distanza di anni, continua a essere la lettura più sconvolgente sull’incubo nazista.

Anna ha un’intelligenza penetrante e precoce; un occhio critico a cui non sfugge nulla. Ha il dono dell’ironia, la facoltà di raccontare cogliendo le cose nella loro sostanza. Nelle sue mani, il diario diventa dunque lo specchio fedele della vita di questa piccola comunità in clausura: una comunità ben definita e riconoscibile in ogni suo particolare sociale, individuata con costante freschezza; a nessuno e risparmiato l’aspro giudizio di Anna, eppure tutti appaiono nella loro sostanza umana più indifesa e pietosa, e li sentiamo cosi vicini a noi che a lungo li seguiamo col pensiero oltre le pagine del diario, nei campi dove sono morti.

Dopo la lettura del diario di Anna (gli abitanti dell’«alloggio segreto» non si sono salvati), questo «alloggio segreto» con le sue scale e scalette e le stanze buie dai fitti tappeti e i massicci mobili d’ufficio mischiati alle masserizie, ci sta davanti con una forza ossessiva, come un grande trappola: per due anni, la famiglia Frank, la famiglia Van Daan e il dentista Dussel vi hanno abitato senza uscirne mai, senza mai affacciarsi alle finestre, visitati soltanto dai fedeli amici che conoscono il segreto dello scaffale girevole, che portano dall’esterno cibo, libri, notizie; vi hanno abitato raschiando e cucinando patate, litigando, ascoltando la radio inglese, fra alternative di paura e speranza; ossessionati dalle privazioni alimentari, dalla noia, dai mille problemi d’una forzata clausura; in questa attesa di adulti snervati che un nulla fa trasalire, Anna è venuta a trovarsi con i suoi propri problemi di ragazzina che cresce e che si trasforma, inevitabilmente sentendosi soffocare fra la mancanza d’aria libera e questi monotoni discorsi d’adulti; sentendosi incompresa e abbandonata a se stessa, con la sua propria paura e la sua propria noia, fra la noia e la paura degli altri. Nel diario, ora si lamenta con quella voluttà di lamentarsi che è propria degli adolescenti, ora critica aspramente i sistemi di educazione dei suoi («non mi trattano mai in modo uguale»). Ora è in rotta con i suoi e con gli altri abitanti dell’alloggio segreto», le sembra di odiare sua madre e ne è stupefatta; ora, di nuovo docile e allegra, di colpo riconciliata con l’esistenza, torna a far parte della piccola comunità e il suo diario è di nuovo fedele cronaca quotidiana, è il giornale di bordo di questa nave immobile nel centro di Amsterdam, che naufraga lentamente senza saperlo.

A seguito di una segnalazione spionistica, il 4 agosto 1944 un tedesco e quattro olandesi della polizia nazista fecero irruzione nell’alloggio segreto: tutti i rifugiati clandestini furono arrestati, mentre 1’alloggio fu perquisito e saccheggiato dalla Gestapo. Qualche giorno dopo il gruppo dei rifugiati fu avviato a Westerbork, il più grande campo di concentramento tedesco in Olanda.

Il 2 settembre I 944 i Frank furono condotti ad Auschwitz, dove il padre venne separato dalle figlie e dalla moglie, che di lì a poco morì di consunzione. Il 30 ottobre dello stesso anno, Anna e Margot furono aggregate a un convoglio di un migliaio di giovani donne inviate a Bergen Belsen.

Nel febbraio 1945, Anna e Margot furono colpite da tifo, e in marzo Anna morì, pochi giorni dopo la sorella. Tutt’e due furono sepolte in una fossa comune. Circa tre settimane dopo le truppe inglesi liberarono Bergen Belsen.

Il diario di Anna, trovato nell’alloggio segreto e consegnato dopo la guerra al padre, unico superstite della famiglia, fu pubblicato ad Amsterdam nel 1947 col titolo originale Het Achterhuis (letteralmente: Il retrocasa).



(testi tratti dalla prefazione di Natalia Ginzburg al "Diario")

 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 27/1/2005, 22:42




Il 12% della popolazione italiana, secondo "Il Corriere della sera", crede che il genocidio sia stato "gonfiato", per impressionare la plebe.
Questo fatto scandaloso, oltraggioso e vergognoso verso le vittime del II Reich e dell' intelligenza umana,mi porta alla mente una puntata di "Mixer", replicata ieri notte dallo stesso Minoli : credere che sia stato.
Non è facile, stiamo parlando di atrocità che un Perlasca, per quanto nobile e prezioso, non riesce a cancellare.
E' la normalità delle regole dello sterminio, è la pelle umana pressata, è il corpo distrutto di un morto senza nome.
I documentari non stati prodotti dalla Pixel, per capirci, manipolare la verità, a quei tempi era difficile, ma fingere che il male sia lontano e non sporchi, invece, è sempre facile.
 
Top
Cassandra Phoenix Nova
view post Posted on 27/1/2005, 22:56




Ho aggiunto la biografia di Giorgio Perlasca a "I nostri eroi", qui posto alcune immagini, giusto per ricordare :

user posted image

user posted image

user posted image

Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani con il vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?

user posted image

user posted image

Fonte di alcune immagini
 
Top
28 replies since 27/1/2004, 01:44   676 views
  Share