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| Ok, con questa pellicola Tarantino tocca nuovi vertici di follia: soldati ebrei-americani che spaccano teste a colpi di mazza da baseball e scotennano i nazisti dopo averli uccisi; tanto dovrebbe essere sufficiente, invece è sola la cosa più plausibile dell'intero film. Un film pulp, molto pulp, anche troppo. I fan del regista ormai lo sanno: quando dei personaggi parlano per più di 10 minuti di fila, come avviene un paio di volte nel film, significa che sta per avvenire un macello. Riempiendo il film di citazioni cinefile (dalla scena iniziale, con la colonna sonora de La battaglia di Alamo composta da Dimitri Tiomkin, fino ai soldati che si spacciano per i registi italiani Marino Girolami ed Antonio Margheriti) e di pure invenzioni tarantiniane, il regista americano realizza un'opera che non lascia alternative: o la si ama, o la si odia. Quanto al realismo o alla plausibilità della trama, quelle vanno a farsi benedire già nella prima mezzora. Personalmente, mi sono sganasciato in alcune scene, non so se sia un bene o un male. Devo però riconoscere che il film pecca di lungaggini in un paio d'occasioni, di truculenza (e vabbè, sennò che Tarantino sarebbe?) e nel finale davvero la verosimiglianza viene mandata a quel paese: Ok, capisco che Quentin abbia voluto realizzare una sua antica fantasia, mi sta pure bene, però la cosa più assurda è che in un cinema dove sono riuniti i vertici del Terzo Reich sia possibile sprangare le uscite senza che queste siano sorvegliate da un solo soldato  |
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