| Il nostro caro Dexter. Questo telefilm non mi aveva attirata, almeno idealmente, l'avevo immaginato molto più bidimensionale rispetto a quello che in realtà. Dexter Morgan sarebbe il killer dei serial killer o di coloro che si macchiano di atroci delitti, li giustizia senza alcuna pietà e di loro conserva una sola goccia di sangue. Chi potrebbe mai pensare che il distinto dottor Morgan, ematologo forense, sia un criminale? Cordiale con i colleghi, pacato e sereno sul lavoro, è un fratello protettivo ed un amorevole fidanzato, ottimo vicino di casa e persona, in apparenza, onesta e ben inserità nella società. In parte lo è. A differenza dei libri, che mostrano Dexter per quel mostro totalmente privo di sentimenti e tormenti che sarebbe, nella serie lo vediamo mostrare incrinature nelle sue maschere: il solo impulso a voler provare qualcosa, lo rende tormentato, lui stesso si definisce un mostro e venera la figura del padre adottivo, Harry, che (forse sbagliando?) ha incanalato in un severo codice morale le turbe mentali del figlio. Un figlio di cui temeva le reazioni, che preferiva non far interagire con la figlia naturale e la moglie, che ha inibito in campo sessuale (temeva potesse stuprare, sicuramente e magari proprio la sorella, cosa che Dexter non ha mai pensato). La fragilità di Dexter, assente nei volumi, lo fa divenire umano. Orribile a volte, crudele e subito dopo scherzoso compagno di giochi per i figli di Rita, sua intoccabile (credeteci, non provate a farle del male) e comprensiva ragazza o riservato al fianco della sboccata e intoccabile (credeteci, meglio non provare a farle del male) sorella. Dexter, quindi, ama? Ci prova e nella sua provegrissiva fragilità forse si scoprirà cosa rende Dexter così ambivalente.
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