Harry Potter e gli anni a venire

Biografie, Gli autori

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Cassandra Phoenix Nova
icon12  view post Posted on 6/12/2004, 10:31




Angolo dedicato agli autori, con biografie, informazioni e quant' altro...
J.R.R. Tolkien

John Ronald Reuel Tolkien, nasce il 3 gennaio del 1892 a Bloemfontein, nel Sudafrica, da genitori inglesi originari di Birmingham. Morto il padre nel 1896, la famiglia si trasferisce in Inghilterra, nel villagio di Sarehole presso Birmingham. Dalla madre, Tolkien eredita l’amore per le lingue, le antiche leggende e le fiabe. Dopo la morte di lei nel 1904, viene educato da P. Francis Xavier Morgan, un sacerdote cattolico degli Oratoriani. Studia all’Exter College di Oxford, ove ottiene il titolo di Bachelor of Arts nel 1915. Combattente nella prima guerra mondiale, ritorna ad Oxford dove diviene Master of Arts nel 1919 e collabora all’Oxford English Dictionary; studioso e docente di Anglosassone per oltre 20 anni all'Università di Oxford e specializzato in dialetto medievale dell'Inghilterra Centro-Occidentale, traduce molti testi antichi, che ancora oggi vengono utilizzati. E’ artefice di una carriera professionale senz'altro brillante, ma che sicuramente sarebbe stata sconosciuta ai più se un giorno, sul retro di un compito che stava correggendo non avesse vergato distrattamente: "In un buco della terra viveva uno hobbit". Insegna lingua e letteratura inglese fino al suo ritiro dall’attività didattica. Muore a Bounemouth, nello Hampshire, il 2 settembre 1973.

Qualcosa in più
John Ronald Reuel Tolkien è famoso in tutto il mondo, i suoi libri sono stati svariate volte ristampati in molte lingue del globo, perchè ha saputo scrivere una grande saga che ancora oggi riesce a parlare al cuore dei lettori.

Un semplice professore universitario, che tranquillamente trascorreva i suoi giorni curando il giardino e facendo crescere i propri figli, nascondeva nella sua penna tutto uno stupendo, affascinante, simbolico mondo a cui, giorno dopo giorno, ha dato vita e soffio, battendo sui tasti della sua vecchia macchina per scrivere.

Era uso prendere appunti sui margini dei fogli e su ogni pezzo di carta che gli passasse sotto mano, così giorno dopo giorno ha creato un racconto grande come una montagna, profondo come un azzurro lago, lieve e fatato come una nebbiosa alba nella foresta. Fin dall'infanzia si è dilettato nel creare linguaggi, crescendo maturando ed apprendendo, ha poi scritto una vera e propria cosmogonia, ha narrato la vita del mondo, dai suoi albori sino al sorgere della nostra Era.

Amava il suono delle onde dell'oceano che si frangono sulle coste della Cornovaglia, era lieto quando poteva fermarsi un po' a chiacchierare con le vecchie signore, sentiva la vita e la forza che scorrevano sotto le ruvide scorze dei grandi alberi, era un sereno, sorridente, nobile vecchio che, nell'estate 1973, abbandonò la sua amata campagna inglese per ritirarsi definitivamente all'interno del grande affresco che era andato preparando per tutta la vita, e che adesso si riposa nei grandi boschi della Terra di Mezzo.

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Penelope Clearwater
view post Posted on 10/12/2004, 13:13




Jane Austen

Nacque a Stevenson (Hampshire) nel 1775 e ricevette un'educazione casalinga sotto la guida del padre, un ecclesiastico. Grazie al suo incoraggiamento, Jane lesse, tra i molti libri, anche le opere di Walter Scott, R. Fielding e del poeta C. Crabbe.
Nel 1801 si trasferì a Bath, città che sarà presente in molti suoi romanzi, o come vero e proprio ambiente dove si svolgono le vicende dei personaggi, o sotto forma di cenni e allusioni alla rinomata stazione termale.
Quattro anni dopo, in seguito alla morte del padre, la famiglia Austen si trasferì a Southampton, dove rimase fino al 1809, anno in cui si spostò a Chawton (Hampshire). Qui Jane scrisse quasi tutti i suoi romanzi. Dopo la morte del padre e la partenza dei fratelli che si arruolarono in Marina, l'ambiente familiare si restrinse, e lei poté contare solo su una cerchia di amicizie composta da signore vedove o zitelle.

Sebbene nei suoi romanzi fiocchino le proposte di matrimonio e si concludano sempre con delle nozze felici, Jane Austen non si sposò mai. Rimase sempre profondamente attaccata alla famiglia, soprattutto alla sorella Cassandra (!!!).
Incline a una vita raccolta e casalinga, raramente la interruppe con brevi viaggi a Londra e ai luoghi di villeggiatura sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Insieme alla sorella Cassandra, si incaricò dell'educazione di un folto numero di nipoti (il fratello Edward ebbe ben undici figli), per i quali compose piccoli racconti e schizzi burleschi per intrattenerli e farli divertire.
Il suo impulso a scrivere era tanto forte che continuò ad esercitarsi con costanza sebbene non disponesse di uno studio in cui ritirarsi per comporre in pace, ma lo facesse in soggiorno, continuamente interrotta dal gioco dei nipoti o dai visitatori.

Nel marzo del 1817, la sua salute peggiorò e fu portata dalla sorella Cassandra a Winchester e affidata alle cure di un noto specialista. Ma la tisi, allora incurabile, la portò alla morte il 18 luglio 1817 all'età di 41 anni. E' sepolta nella cattedrale di Winchester.



Il primo romanzo completo che ci sia arrivato è L'abbazia di Northanger, pubblicato postumo nel 1818.
Nel 1797 iniziò il romanzo Elinor and Marianne, che poi divenne Ragione e Sentimento, pubblicato nel 1811.
Il libro che è considerato da molti il suo capolavoro è senz'altro Orgoglio e Pregiudizio(il cui primo titolo era Prime Impressioni), pubblicato nel 1813.
L'anno seguente apparve anche Mansfield Park e nel 1816 sarà il turno di un altro dei suoi libri migliori: Emma.
Persuasione, scritto nel 1815, fu pubblicato postumo insieme a L'abbazia di Northanger.

Il successo arrivò postumo, sebbene anche in vita avesse degli estimatori quali Walter Scott e B. Disraeli. Solo nel 1890 fu rivalutata dalla critica e da allora ricopre un posto di grande importanza nella letteratura inglese.
 
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Julien Suncrisbe
view post Posted on 13/12/2004, 19:06




Ernest Hemingway

Nato il 21 luglio 1899 a Oak Park, Illinois, USA, Ernest Hemingway è lo scrittore simbolo del Novecento letterario, colui il quale ha saputo rompere con una certa tradizione stilistica riuscendo ad influenzare successivamente generazioni intere di scrittori.

Appassionato di caccia e pesca, istruito in tal senso dal padre, proprietario di una fattoria nei boschi del Michigan, fin da piccolo impara a praticare diversi sport, fra i quali è inclusa la violenta e pericolosa boxe: un'attrazione per le emozioni forti che non abbandonerà mai Hemingway e che rappresenta il suo segno distintivo come uomo e come scrittore.

E' il 1917 quando comincia a maneggiare carta e penna, dopo essersi diplomato, lavorando come cronista al "Kansas City Star". L'anno dopo, non potendo, a causa di un difetto all'occhio sinistro, arruolarsi nell'esercito degli Stati Uniti appena scesi in guerra, diventa autista di autoambulanze della Croce Rossa e viene spedito in Italia sul fronte del Piave. Ferito gravemente dal fuoco di un mortaio l'8 luglio del 1918 a Fossalta di Piave, mentre sta salvando un soldato colpito a morte, viene ricoverato in ospedale a Milano, dove s'innamora dell'infermiera Agnes Von Kurowsky. Dopo essere stato decorato al valor militare, nel 1919 torna a casa.

Nonostante sia accolto come un eroe, la sua natura irrequieta e perennemente insoddisfatta non lo fa sentire comunque a posto. Si dedica alla stesura di alcuni racconti, del tutto ignorati da editori e dall'ambiente culturale. Scacciato di casa dalla madre che l'accusa d'essere uno scapestrato, si trasferisce a Chicago dove scrive articoli per il "Toronto Star" e "Star Weekly". Ad una festa conosce Elizabeth Hadley Richardson, di sei anni più grande di lui, alta e graziosa. I due s'innamorano e nel 1920 si sposano, contando sulla rendita annua di tremila dollari di lei e progettando di andare a vivere in Italia. Ma lo scrittore Sherwood Anderson, già allora famoso per "I racconti dell'Ohio", guardato come modello da Hemingway, lo spinge verso Parigi, capitale culturale di allora, dove la coppia addirittura si trasferisce. Naturalmente, lo straordinario ambiente culturale di allora lo influenza enormemente, soprattutto a causa del contatto con le avanguardie, che lo spingono ad una riflessione sul linguaggio, indicandogli la via verso l'antiaccademismo.

Intanto, nel 1923 nasce il primo figlio, John Hadley Nicanor Hemingway, detto Bumby e l'editore McAlmon pubblica il suo primo libro, "Tre racconti e dieci poesie", seguito l'anno dopo da "Nel nostro tempo", elogiato dal critico Edmund Wilson e da un poeta fondamentale come Ezra Pound. Nel 1926 escono libri importanti come "Torrenti di primavera" e "Fiesta", tutti grandi successi di pubblico e di critica, mentre l'anno dopo esce, non senza prima aver divorziato, il volume di racconti "Uomini senza donne".

Il buon successo a cui vanno incontro i suoi libri lo galvanizza e nel 1928 eccolo di nuovo ai piedi dell'altare per impalmare la bella Pauline Pfeiffer, ex redattrice di moda di "Vogue". I due fanno poi ritorno in America, mettono su casa a Key West, Florida e danno alla luce Patrick, il secondo figlio di Ernest. Nello stesso periodo il turbolento scrittore porta a termine la stesura dell'ormai mitico "Addio alle armi". Purtroppo, un evento davvero tragico arriva a sconvolgere il tranquillo trend di casa Hemingway: il padre, fiaccato da un male incurabile, si uccide sparandosi alla testa.
Fortunatamente, "Addio alle armi", viene salutato con entusiasmo dalla critica e gratificato da un notevole successo commerciale. Intanto nasce la sua passione per la pesca d'altura nella Corrente del Golfo.

Nel 1930 ha un incidente automobilistico e si frattura il braccio destro in più punti. E' uno dei molti incidenti in cui incappa in questo periodo di viaggi e di avventure: mal di reni causato dalla pesca nelle gelide acque spagnole, uno strappo inguinale procuratosi mentre visita Palencia, un'infezione da antrace, un dito lacerato fino all'osso in un incidente con un sacco da pugilato, una ferita al bulbo oculare, graffi profondi a braccia, gambe e faccia prodotti da spine e rami mentre attraversa un bosco del Wyoming in sella a un cavallo imbizzarrito.

Queste esibizioni vitalistiche, il fisico muscoloso, il carattere da attaccabrighe, la predilezione per le grandi mangiate e le formidabili bevute lo rendono un personaggio unico dell'alta società internazionale. E' bello, duro, scontroso e, nonostante sia poco più che trentenne, è considerato un patriarca della letteratura, tanto che cominciano a chiamarlo "Papa".

Nel 1932 pubblica "Morte nel pomeriggio", un grosso volume tra saggio e romanzo dedicato al mondo della corrida. L'anno dopo è la volta dei racconti riuniti sotto il titolo "Chi vince non prende nulla".
Partecipa al suo primo safari in Africa, un altro terreno per saggiare la propria forza e il proprio coraggio. Nel viaggio di ritorno conosce sulla nave Marlene Dietrich, le chiama "la crucca" ma diventano amici e lo restano per tutta la vita.
Nel 1935 esce "Verdi colline d'Africa", romanzo senza trama, con personaggi reali e lo scrittore protagonista. Compra un'imbarcazione diesel di dodici metri e la battezza "Pilar", nome del santuario spagnolo ma anche nome in codice di Pauline.

Nel 1937 pubblica "Avere e non avere", il suo unico romanzo d'ambientazione americana, che racconta la storia di un uomo solitario e senza scrupoli che resta vittima di una società corrotta e dominata dal denaro.
Si reca in Spagna, da dove manda un reportage sulla Guerra civile. La sua ostilità verso Franco e la sua adesione al Fronte Popolare sono evidenti nella collaborazione alla riduzione cinematografica di "La terra di Spagna" insieme a John Dos Passos, Lilian Hellman e Archibald MacLeish.

L'anno successivo pubblica un volume che si apre con "La quinta colonna", una commedia a favore dei repubblicani spagnoli, e contiene vari racconti tra cui "Breve la vita felice di Francis Macomber" e "Le nevi del Chilimangiaro", ispirati al safari africano. Questi due testi entrano a far parte della raccolta "I quarantanove racconti", pubblicata nel 1938, che resta tra le opere più straordinarie dello scrittore. A Madrid incontra la giornalista e scrittrice Martha Gellhorn, che aveva conosciuto in patria, e divide con lei le difficoltà del lavoro dei corrispondenti di guerra.

E' il 1940 quando divorzia da Pauline e sposa Martha. La casa di Key West resta a Pauline e loro si stabiliscono a Finca Vigía (Fattoria della Guardia), Cuba. Alla fine dell'anno esce "Per chi suona la campana" sulla guerra civile spagnola ed è un successo travolgente. La storia di Robert Jordan, l' "inglès" che va ad aiutare i partigiani antifranchisti, e che s'innamora della bellissima Maria, conquista il pubblico e si aggiudica il titolo di Libro dell'anno. La giovane Maria e Pilar, la donna del capo partigiano, sono i due personaggi femminili più riusciti di tutta l'opera di Hemingway. Meno entusiasta si mostra la critica, a cominciare da Edmund Wilson e da Butler, rettore della Columbia University, che pone il veto alla scelta per il Premio Pulitzer.

La sua guerra privata. Nel 1941 marito e moglie vanno in Estremo Oriente come corrispondenti della guerra cino-giapponese. Quando gli Stati Uniti scendono in campo nella seconda Guerra mondiale, lo scrittore vuole partecipare a modo suo e ottiene che la "Pilar" diventi ufficialmente una nave-civetta in servizio di pattugliamento anti-sommergibili nazisti al largo delle coste cubane. Nel 1944 partecipa davvero alla guerra per iniziativa della bellicosa Martha, inviata speciale in Europa della rivista Collier's, che gli procura l'incarico della RAF, l'aeronautica militare inglese, di descrivere le sue gesta. A Londra subisce un incidente automobilistico che gli provoca una brutta ferita alla testa. Conosce un'attraente bionda del Minnesota, Mary Welsh, giornalista del "Daily Express", e comincia a corteggiarla, soprattutto in versi, circostanza davvero inaspettata.
Il 6 giugno è il D-day, il grande sbarco alleato in Normandia. Sbarca anche Hemingway e Martha prima di lui. A questo punto però "Papa" si getta in guerra con grande impegno, una sorta di guerra privata, per combattere la quale costituisce una sua sezione del servizio segreto e una unità partigiana con la quale partecipa alla liberazione di Parigi. Finisce nei guai per aver violato la condizione di non combattente, ma poi tutto si aggiusta e viene decorato con la 'Bronze Star'.
Nel 1945, dopo un periodo di rimproveri e di stilettate, divorzia da Martha e nel 1946 sposa Mary, quarta e ultima moglie. Due anni più tardi trascorre parecchio tempo in Italia, a Venezia, dove stringe un'amicizia dolce e paterna, appena sfiorata da un erotismo autunnale, con la diciannovenne Adriana Ivancich. La giovane e lui stesso sono i protagoniti del romanzo che sta scrivendo, "Di là dal fiume e tra gli alberi", che esce nel 1950, accolto tiepidamente.
Si rifà due anni dopo con "Il vecchio e il mare", un romanzo breve, che commuove la gente e convince la critica, raccontando la storia di un povero pescatore cubano che cattura un grosso marlin (pesce spada) e cerca di salvare la sua preda dall'assalto dei pescecani. Pubblicato in anteprima su un numero unico della rivista Life, vende cinque milioni di copie in 48 ore. Vince il Premio Pulitzer.

Due incidenti aerei. Nel 1953 Hemingway va di nuovo in Africa, questa volta con Mary. Ha un incidente aereo mentre si recano nel Congo. Ne esce con una spalla contusa, illesi Mary e il pilota, ma i tre rimangono isolati e si sparge nel mondo la notizia della morte dello scrittore. Fortunatamente si mettono in salvo quando trovano una barca: si tratta nientemeno che della barca affittata tempo prima al regista John Huston per le riprese del film "La regina d'Africa". Decidono di mettersi in viaggio per Entebbe su un piccolo aereo, ma durante il decollo il velivolo cade e s'incendia. Mary se la cava ma lo scrittore è ricoverato a Nairobi per trauma grave, perdita della vista all'occhio sinistro, perdita dell'udito all'orecchio sinistro, ustioni di primo grado alla faccia e alla testa, distorsione del braccio destro, della spalla e della gamba sinistra, una vertebra schiacciata, danni a fegato, milza e reni.

Nel 1954 gli viene conferito il Premio Nobel per la letteratura, ma rinuncia ad andare a Stoccolma per riceverlo di persona, essendo assai provato dalle ferite riportate nei due incidenti aerei. In effetti ha un crollo fisico e nervoso, che lo affligge per diversi anni. Nel 1960 lavora a uno studio sulla corrida, parte del quale esce su Life.
Scrive "Festa mobile", un libro di ricordi degli anni parigini, che uscirà postumo (1964). Un altro libro postumo è "Isole nella corrente" (1970), dolente storia di Thomas Hudson, celebre pittore americano, che perde i tre figli, due in un incidente automobilistico e uno in guerra.

Non riesce a scrivere. Debole, invecchiato, malato si ricovera in una clinica del Minnesota. Nel 1961 compra una villa a Ketchum, Idaho, dove si traferisce non sentendosi più tranquillo a vivere a Cuba dopo la presa di potere di Fidel Castro, che peraltro apprezza.

Tragico epilogo. Profondamente depresso perché pensa che non riuscirà più a scrivere, la mattina di domenica 2 luglio si alza di buon'ora, prende il suo fucile a canna doppia, va nell'anticamera sul davanti della casa, appoggia la doppia canna alla fronte e si spara.
 
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*Aly*
view post Posted on 13/12/2004, 19:49




ISABEL ALLENDE

Isabel Allende nasce l'8 Agosto del 1942. La famiglia si trova in questo periodo a Lima, in Perù, per motivi di lavoro. La madre, Francisca Llona Barros, divorzia dal padre, Tomás Allende, quando la scrittrice ha solo tre anni: Isabel non conoscerà mai suo padre, che dopo la dissoluzione del matrimonio sparirà nel nulla. Sola, con tre figli e senza alcuna esperienza lavorativa, la madre si trasferisce a Santiago del Cile, ospitata nella casa del nonno (rievocata poi ne "La casa degli spiriti" in quella di Esteban Trueba). Grazie all'aiuto dello zio Salvador Allende e grazie alla sua influenza, non mancheranno a lei e ai suoi fratelli borse di studio, vestiti e svaghi.

Bambina vivace ed inquieta, durante l'infanzia trascorsa nella casa dei nonni impara a leggere e a nutrire la propria fantasia con letture prelevate dalla biblioteca del nonno, ma anche con libri che la scrittrice racconta di aver trovato in un baule ereditato dal padre, contenente raccolte di Jules Verne o Emilio Salgari. L'immaginazione della piccola si alimenta anche di romanzi rosa, ascoltati alla radio, in cucina assieme alle inservienti e soprattutto di racconti narrati dal nonno o dalla nonna, quest'ultima caratterizzata da una propensione particolare verso i misteri dello spiritismo.

Questi anni fantasiosi e meravigliosi si interrompono nel 1956, quando la madre si sposa con un altro diplomatico. Data anche la natura particolare di quella professione, il diplomatico appunto, la coppia comincia a viaggiare e ad effettuare permanenze in vari paesi. Le esperienze in Bolivia, in Europa ed in Libano sveleranno alla piccola sognatrice un mondo diverso da quello in cui è cresciuta. Isabel Allende vivrà sulla propria pelle le prime esperienze della discriminazione sessuale. Anche se lui letture cambiano: legge libri di filosofia, conosce Freud e le tragedie di Shakespeare. Frugando nella camera del patrigno, trova un "libro proibito" che resterà tra le sue maggiori influenze letterarie: nascosta in un armadio legge "Le mille e una notte".

All'età di 15 anni, desiderosa di indipendenza, ritorna a Santiago ed a 17 anni inizia a lavorare come segretaria presso il "Dipartimento dell'informazione", un ufficio della FAO. A 19 anni invece si sposa con Miguel Frías (1962), con cui avrà due figli: Nicholás e Paula.

In questo periodo accede al mondo del giornalismo che accanto all'esperienza teatrale sarà il suo maggior elemento formativo. In un primo momento entra nel campo della televisione (nel canale Channel 7), conducendo un programma di quindici minuti sulla tragedia della fame nel mondo, poi, come giornalista scrive per la rivista femminile Paula (1967-1974) e la rivista per bambini Mampato (1969-1974). Ancora in ambito televisivo s'impegna nella Channel 7 dal 1970 al 1974. Ma Isabel Allende conquista la fama negli anni Sessanta, grazie alla rubrica "Los impertinentes" che sua amica Delia Vergara le riserva all'interno della rivista Paula. Da questo punto di vista, la scrittrice non ha mai smesso di decantare il giornalismo come grande scuola di scrittura e di umiltà.

L'11 settembre 1973 il colpo di stato militare guidato dal Generale Augusto Pinochet termina un'altra fase della vita della Allende. L'evoluzione dei fatti la costringe ad inserirsi per la prima volta attivamente nella vita politica del suo paese: la scrittrice s'impegna a favore dei perseguitati dal regime trovando loro asilo politico, nascondigli sicuri e facendo filtrare notizie del paese. Il regime dittatoriale le permette di collaborare ancora con le televisioni nazionali, ma ben presto decide di abbandonare il lavoro, perché si rende conto che il governo militare la sta usando. Decide allora di emigrare e, seguita in breve dal marito e dai figli, si ferma per tredici anni in Venezuela, dove scrive su vari quotidiani.

Di fatto autoesiliatasi, comincia a scrivere per sfogare la propria rabbia e sofferenza. Nasce così il primo romanzo, rifiutato da tutte le case editrici latino-americane per il fatto di essere firmato da un nome non soltanto sconosciuto, ma addirittura femminile. Nell'autunno del 1982 "la casa degli spiriti", una cronaca familiare sullo sfondo del mutamento politico ed economico nell'America latina, viene pubblicato a Barcellona da Plaza y Janés. Il successo divampa inizialmente in Europa e da lì passa negli Stati Uniti: le numerose traduzioni in varie lingue fanno conoscere la scrittrice in moltissime parti del mondo. Da quel momento in poi, inanellerà un successo dopo l'altro, a partire da "D'amore e ombra" fino a Paula, passando per "Eva Luna".

A 45 anni Isabel Allende divorzia dal marito e nel 1988 si sposa in seconde nozze con William Gordon che conosce durante un viaggio a San José, negli Stati Uniti. La storia della vita del nuovo compagno della scrittrice ispira un nuovo romanzo che viene pubblicato nel 1991 col titolo "Il piano infinito".

Molti critici hanno definito l'opera di Isabel Allende come un collage di idee e situazioni tratte dai suoi colleghi più famosi. Ma una delle critiche più persistenti è quella del paragone costante con Gabriel García Márquez e, in effetti, una certa influenza dello scrittore colombiano risulta essere innegabile, dal momento che viene tutt'ora considerato un punto di riferimento per le nuove generazioni di scrittori iberoamericani.

Non si può comunque tralasciare di citare il fatto che il libro-confessione "Paula" è il resoconto della tragedia che ha colpito l'Allende. Paula, infatti, non è altri che la figlia della scrittrice, morta il 6 dicembre del 1992 di una malattia rara e incurabile dopo aver passato un lungo periodo in stato comatoso.
 
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view post Posted on 13/12/2004, 21:02

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ALESSANDRO MANZONI user posted image

Alessandro Manzoni nacque a Milano nel 1785, dal conte Pietro, un uomo di mediocre cultura, ricco possidente del contado di Lecco e da Giulia Beccaria, figlia del giurista Cesare Beccaria, uno dei più illustri rappresentanti dell’Illuminismo lombardo, l’autore de Dei delitti e delle pene. In realtà - secondo un’ipotesi oggi comunemente accettata – Manzoni ebbe come padre naturale Giovanni Verri, che fu amante della madre. I genitori del Manzoni si separarono quando egli era ancora molto giovane. Per questo motivo dovette trascorrere l’infanzia e la prima giovinezza , fino al 1801, in collegi di padri Somaschi (prima a Merate, poi a Lugano) e Barnabiti ( a Milano), dove ricevette un’educazione classica, ma subì anche l’arido formalismo e la regola tipica di quegli ambienti. Quando uscì dal collegio aveva sedici anni ed idee razionaliste e libertarie. Si inserì presto nell’ambiente culturale milanese del periodo napoleonico , strinse amicizia con i profughi napoletani Cuoco e Lomonaco, frequentò poeti già affermati e noti come Foscolo e Monti. Trascorse questo periodo lietamente, tra il gioco e le avventure galanti, ma dedicandosi anche al lavoro intellettuale e alle composizioni poetiche: l’esempio più illustre è rappresentato dal poemetto Trionfo della libertà. Deluso dal giacobinismo scrisse sonetti e idilli, il più maturo dei quali sembra essere Adda (1803).

L’anno successivo terminò la stesura di quattro Sermoni: Amore a Delia, Contro i poetastri, Al Pagani, Panegirico a Trimalcione, composizioni satiriche ricche di echi pariniani e alfieriani. Nel 1805 lasciò la casa paterna e raggiunse la madre a Parigi. Carlo Imbonati, compagno della madre dopo la separazione, era ormai morto. In suo ricordo, Manzoni scrisse un carme in 242 versi sciolti, intitolato In morte di Carlo Imbonati. Egli non aveva mai avuto un rapporto stretto con la madre, ma tra loro si creò ben presto una affettiva intensa, che fu destinato a cambiare la vita dello scrittore. A Parigi frequentò ambienti intellettuali popolati da personaggi come Cabanys, Thierry, Tracy, di posizioni liberali e forte rigore morale. Il rapporto più importante, però, per Manzoni fu quello stretto con Claude Fauriel: attraverso un fitto scambio epistolare durato qualche anno, a poco a poco, questi divenne per il giovane Manzoni un importante punto di riferimento nella sua attività di scrittore.

A Parigi, il contatto con ecclesiastici di orientamento giansenista incise anche sulla conversione religiosa. Sul suo ritorno alla fede cattolica, Manzoni mantenne sempre un certo riserbo e, per questo motivo, è quasi vano tentare di ricostruirne le fasi interiori. Dovette essere importante l’influsso della giovane moglie, Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere ginevrino, conosciuta a Blevia sulle colline bergamasche. Anche la Blondel subì un rivolgimento interiore significativo: sotto la guida dell’abate genovese Eustachio Degola, si avvicinò al cattolicesimo e fece battezzare col rito romano la primogenita Giulia Claudia, convincendo il marito, in seguito, a risposarsi con rito cattolico. Precedentemente, infatti, il loro matrimonio era stato celebrato con rito calvinista. E’ da dire che, in Manzoni, la conversione si accompagnò al primo manifestarsi di certe crisi nervose, che poi lo angustiarono per tutta la vita.

Nel 1810 lo scrittore lasciò Parigi per tornare definitivamente a Milano. La sua visione della realtà era ormai completamente improntata al cattolicesimo. Il mutamento si ripercosse anche sulla sua attività letteraria: smise di comporre versi dal tono classicheggiante, (l’ultimo esemplare rimane Urania, un poemetto del 1809) per dedicarsi alla stesura degli Inni sacri ( 1812-1815), che aprirono la strada ad una successiva produzione di stampo romantico, oltre che storico e religioso.

Una volta tornato in Italia, poi, Manzoni condusse la vita del possidente, dividendosi tra la casa milanese e la villa di Brusuglio. La sua esistenza fu dedicata allo studio, alla scrittura, alle intense pratiche religiose, alla famiglia che, nel frattempo, diveniva numerosa. Fu vicino al movimento romantico milanese e ne seguì tutti gli sviluppi ( un gruppo di intellettuali si riuniva a discutere a casa sua), ma non partecipò mai, direttamente, alle polemiche con i classicisti e declinò l’invito a partecipare al «Conciliatore».

Anche nei confronti della politica ebbe un atteggiamento analogo, di sinceri sentimenti patriottici ed unitari, seguì con entusiasmo gli avvenimenti del 1820-1821, ma non vi partecipò attivamente e non venne colpito dalla dura repressione austriaca che ne seguì. Sono questi gli anni di più intenso fervore creativo, in cui nacquero le odi civili, la Pentecoste, le tragedie ( Il conte di Carmagnola, Adelchi), le prime due stesure de I promessi Sposi ( inizialmente intitolato Fermo e Lucia), oltre alle Osservazioni sulla morale cattolica, al Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, ai saggi di teoria letteraria sulle unità drammatiche e sul Romanticismo.

Con la pubblicazione de I promessi sposi nel 1827, si può dire concluso il periodo creativo di Manzoni. Successivi tentativi lirici, come un inno sacro sull’Ognissanti, rimangono incompiuti. Manzoni tese sempre più a rifiutare la poesia considerata “falsa” rispetto al “vero storico e morale”. Conseguentemente, approfondì interessi filosofici, storici e linguistici. L’amicizia con Claude Fauriel venne sostituita da quella con Antonio Rosmini, un filosofo cattolico, che presto divenne la sua guida spirituale. Negli anni della maturità, la vita di Manzoni fu funestata da crisi epilettiche,una serie interminabile di lutti (la morte della moglie, della madre, di parecchi dei figli) e dalla condotta dissipatrice dei figli maschi. Nel 1837 si risposò con Teresa Borri Stampa, che morì poi nel 1861.

Ma ormai lo scrittore era divenuto un personaggio pubblico, nonostante il suo atteggiamento sempre schivo e appartato. Durante le Cinque giornate, nel 1848, seguì con vigore gli eventi politici, pur senza parteciparvi attivamente e diede alle stampe Marzo 1821, per anni tenuta nascosta. Quando il regno d’Italia si ricostituì nel 1860, fu nominato senatore. Pur essendo profondamente cattolico, era contrario al potere temporale della Chiesa, e favorevole a Roma capitale. Nel 1861, infatti, votò a sfavore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze, come tappa intermedia verso Roma. Nel 1872, dopo la conquista della città da parte delle truppe italiane, ne accettò la cittadinanza onoraria, con scandalo degli ambienti cattolici più retrivi. Negli anni della sua lunga vecchiaia fu circondato dalla venerazione della borghesia italiana, che vedeva in lui non solo il grande scrittore, ma anche un maestro, una guida intellettuale, morale e politica. Soprattutto il suo romanzo fu assunto nella scuola con tale funzione.

Morì a Milano nel 1873, a ottantotto anni, nella casa di Via del Morone, in seguito ad una caduta che gli aveva provocato gravi sofferenze per due mesi. Gli furono tributati solenni funerali, alla presenza del principe ereditario Umberto. Verdi gli dedicò la sua Messa da Requiem al primo anniversario dalla morte. Fu sepolto nel cimitero monumentale della città.

Edited by Dementor - 13/12/2004, 21:19
 
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view post Posted on 13/12/2004, 21:17

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RUDYARD KIPLINGuser posted image

Joseph Rudyard Kipling nasce nel 1865 a Bombay, in India, da genitori inglesi. Dal padre, curatore del museo di Lahore ed insegnante di Scultura Architettonica, il futuro scrittore erediterà quel discreto talento di disegnatore che avrebbe poi usato per illustrare alcune sue storie. La madre proveniva dall'alta boghesia inglese.
La sua infanzia fu sommariamente infelice. I genitori lo affidano ben presto alle cure di una nutrice indigena, dalla quale il fanciullo apprende innumerevoli racconti e leggende indiani popolati da animali fantastici e suggestioni misteriose, e acquisirà la sua ben nota avversione per la mentalità monoteista giudeo-cristiana.
A sei anni è mandato, con la sorella, a studiare in Inghilterra presso scuole di rigida tradizione puritana, affinché avesse una «corretta educazione inglese». Viene così affidato ad una coppia di Southsea, un Comandante di Marina in pensione e la moglie. Allora si usava così, ma l'essere staccato dai genitori in tenera età apre in Kipling una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata: non è quindi un caso se nella sua narrativa si ritrovano spesso storie di bambini abbandonati. Inoltre, le torture fisiche e mentali inflitte dai due mal scelti tutori, ne compromettono definitivamente la salute e la vista. Le descrizioni strazianti di quei tormenti ci saranno lasciate nel famoso racconto Baa, Baa, Black Sheep (1888) e nel romanzo The Light that Failed (1890), forse la più struggente ma anche la più sconosciuta tra le sue opere.
Dopo un breve interludio coi genitori, nel 1878 entra all'accademia militare United Services di Westward Ho, una delle tante istituzioni britanniche nelle quali si forgiavano i futuri civil servants dell'Impero. Vi conosce tutti i rigori dell'educazione ottocentesca inglese, nella quale l'insegnamento andava di pari passo con le violenze inflitte dagli insegnanti, dagli alunni più anziani, dai coetanei prepotenti. Anche questa esperienza avrà riscontro in un'opera narrativa, Stalky and Co. (1899), descrizione brutale e crudele delle repressioni subite in quegli anni. E' tuttavia proprio il direttore del collegio ad incoraggiare il futuro scrittore verso i primi tentativi letterari.
Nel 1882 torna in India dove diviene redattore del Civil and Military Gazette di Lahore, e pubblica la sua prima collezione di racconti, Plain Tales from the Hills (1888), che riceve subito un successo straordinario.
Nei suoi racconti «indiani» - dalle prime raccolte: il già citato Plain Tales from the Hills, The Phantom 'Rickshaw and Other Eerie Tales (1888), Soldiers Three (1888), In Black and White (1888) e Under the Deodars (1889), alle più tarde Many Inventions (1893) e The Day's Work (1898) - l'India è molto di più di un ambiente reale o di un riflesso di una situazione storica oggettiva. Di volta in volta essa si fa infatti tramite per una dislocazione in un altro tempo, o in un mito, assumendo così una ben precisa funzione ideologica. Così è anche nel romanzo Kim (1901), dove la visione indiana della vita si configura come fuga nello spirituale dal Grande Gioco della Politica e dello spionaggio occidentale, mentre nei due Jungle Books (1894 e 1895) - certamente la sua opera più nota e di maggior successo - la Natura selvaggia viene addomesticata proiettandovi all'interno le leggi e le regole sociali della cultura vittoriana, e gli animali, coi loro difetti e le loro virtù, diventano campioni di Umanità. Ma i due Jungle Books - si è detto - sono anche libri «educativi»: la Legge del Branco che ne sta alla base, configura infatti un primo elementare concetto di organizzazione della società e getta le fondamentali regole di convivenza tra gli individui. Da queste idee sarebbe poi nata, ad opera di un lettore entusiasta di Kipling - il Generale lord Baden-Powell - l'organizzazione internazionale dei boy-scouts.
La pubblicazione, nel 1892, della raccolta di liriche Barrack-Room Ballads, aggiunge la fama di poeta a quella di narratore, e la popolarità di Kipling diviene enorme: sarà uno degli autori più pagati della sua epoca, letto come nessun altro, ascoltato e venerato come un oracolo!
Lo stesso anno sposa Caroline Starr Balestrier, di origine americana. E in America - nel Vermont, presso la famiglia della moglie - l'autore vivrà fino al 1896.
Nel 1899, allo scoppio della Guerra Anglo-Boera, parte per il SudAfrica come corrispondente. Esalta allora nei versi e nei racconti di questo periodo - pubblicati in Five Nations (1903) - la Politica d'espansione imperialistica inglese.
Nel 1902 compra una tenuta nel Sussex, e si stabilisce definitivamente in Inghilterra.
Nel 1907 gli viene conferito il premio Nobel per la Letteratura «per l'opera più segnalata d'indirizzo idealistico».
La tragedia della Prima Guerra Mondiale, nella quale perde la vita l'unico figlio maschio dello scrittore, appena diciottenne, e la lunga e sofferente malattia che accompagnerà l'autore fino alla morte, precipitano però Kipling nella sua ultima e più tetra stagione narrativa. I suoi pensieri si colorano allora di amarezza e disillusione, e si caricano di considerazioni pessimistiche sul futuro stesso dell'Umanità. Frutto di questo ripiegamento sono i due ultimi volumi Debits and Credits (1926) e Limits and Renewals (1932), ossessionati dall'idea di decadimento fisico e di morte, e da cui emerge una visione drammatica della società che pare non lasciare alcuna possibilità di speranza e salvezza all'individuo. Furono questi racconti non meno labirintici e angosciosi di quelli di Franz Kafka o di Henry James, ai quali - come riconobbe il critico J.L. Borges - sono però certamente superiori.
Scrive anche opere destinate al grande pubblico - oggi definite superficialmente «per ragazzi» - come Captains Courageous (1897), lettere di viaggio, reportage di guerra, racconti d'animali - in Just So Stories for Little Children (1902) e 2 Re, 12, 9 (1930), e l'autobiografia Something of myself for my Friends Known and Unknown (1937).
Muore a Londra nel 1936 e viene sepolto nell'Abbazia di Westminster, fra i Grandi d'Inghilterra. Nel 1894 due città del Michigan venivano battezzate, in suo onore, una «Kipling», l'altra «Rudyard».

Riscoperta di recente, dopo anni di disprezzo e di oblio, l'opera di Kipling si è rivelata come una delle più ricche e singolari di tutta la Letteratura inglese. Avendo considerato troppo a lungo Kipling come il cantore dell'Imperialismo britannico, ci si era dimenticati che egli esprimeva un'idea dell'Impero molto diversa da quella attribuitagli dai critici che ne avevano letto le opere in maniera molto superficiale. «Il fardello dell'Uomo bianco» da lui più volte affrontato, consistente nel recare la civiltà - attraverso una forma illuminata di Colonialismo - presso le popolazioni altrimenti condannate alla barbarie, giustifica il fatto che se Kipling aveva una fede incrollabile nella missione imperialistica dell'Inghilterra, era perché la credeva capace di amare e rispettare le nazioni e i popoli a lei sottomessi.
Precursore della fantascienza moderna (con le sue storie che trattano di viaggi aerei, nuovi sistemi di comunicazione, guerre future), Kipling ha immaginato - nei suoi racconti fantastici - mondi sconosciuti che proiettano ombre inquietanti sulla nostra esistenza quotidiana. Nelle sue creazioni convivono Scienza e Magia, passato e futuro, sogno e Realtà, determinismo occidentale e fatalismo orientale. E anche un qualcosa di selvaggio ma dolce al tempo stesso, ancestrale e fraterno, che riesce a toccare nell'intimo lettori giovani e adulti. Le figure umane da lui descritte - provenienti da ogni angolo del globo (indù, malesi, negri, cinesi, gurka, sikh, giapponesi, afgani...) e da ogni classe sociale (ufficiali britannici di cavalleria, funzionari, ingegneri, rajah, costruttori di ponti, macchinisti delle ferrovie, mendicanti, mercanti, santoni, principi, selvaggi...) - ci presentano tutte le possibili sfaccettature dell'Umanità. Tutto questo in un linguaggio che sperimenta continuamente sul ritmo, sul dialogo, sul verso, e che si affida ad una vigile economia espressiva, una straordinaria capacità di descrizione, e un costante senso dell'intreccio.
E' quest'abile commistione di elementi che ha garantito - e garantisce tutt'oggi - il successo della sua produzione.
 
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Penelope Clearwater
view post Posted on 15/12/2004, 18:47




Agatha Christie

Nata nel 1890 a Torquay, in Inghilterra, da padre americano e madre inglese, Agatha Mary Clarissa Miller trascorse un'infanzia felice in cui non le mancò nulla. Una parte della sua infanzia la passò a Parigi, dove i genitori si erano recati per motivi economici e dove Agatha ricevette lezioni di canto.

All'età di dieci anni, le morì il padre e venne allevata dalla madre e dalla nonna. La prima era dotata di una sfrenata fantasia, che Agatha ricorda soprattutto in relazione alle storie sempre diverse che le raccontava, e di una sensibilità romantica che la portava spesso a non vedere obiettivamente la realtà.

Un fatto curioso nella vita della giovane Agatha è quello della sua educazione: quella che diventerà la più famosa scrittrice di gialli al mondo, non andò mai a scuola. La sua istruzione fu lasciata alla madre e talvolta alle governanti.
Ad Agatha non fu negata un'adolescenza piena di svaghi e una vita molto sociale, che condisse fino al matrimonio, nel 1914 con il colonnello Archibald Christie, destinato a diventare uno dei primi piloti del Royal Flying Corps durante la prima guerra mondiale. Per Agatha l'amore per la musica diventò più serio: aspirava a diventare una cantante lirica. Per fortuna (per noi appassionati dei suoi romanzi) non ottenne successi in questa veste, anche per via della sua timidezza. In questo periodo iniziò a scrivere biografie romanzate sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, ma anche così passò completamente inosservata.

L'ispirazione per il suo primo romanzo giallo, Poirot a Styles Court, le venne grazie al suo lavoro di infermiera e assistente al dispensario in un ospedale della Croce Rossa durante la guerra, dove era a contatto anche con molti veleni (presenti in gran parte delle sue opere). E' evidente l'impronta autobiografica in questo scambio di battute tra Cynthia Murdoch e il capitano Hastings:

«[...]Lavoro nel dispensario dell'ospedale»
«Avvelena molta gente?» le domandai, sorridendo.
«Oh, a centinaia!»"

Il suo primo successo fu però Dalle nove alle dieci, pubblicato nel 1920, seguito poi da Avversario Segreto, dove compare la coppia di investigatori Tommy e Tuppence.

Nel 1926, dopo la morte della madre, scoprì il tradimento del marito. Vagò alcuni giorni in stato di una misteriosa amnesia e in seguito si separò dal consorte. Dopo alcuni anni di forte depressione, della quale risentono le opere di quel periodo, ritrovò la felicità nel 1930 a fianco di Max Mallowan, il suo secondo marito, conosciuto durante un viaggio in Mesopotamia, dove lui svolgeva il suo lavoro di archeologo. In quel periodo, seguendo il marito nelle varie spedizioni in giro per il mondo, scrisse Morte nel villaggio, il suo primo romanzo con Miss Marple. Seguiranno poi i capolavori: Assassinio sull'Orient Express (1934) e Dieci Piccoli Indiani (1939)
Nel 1947 la Christie, che conservò il nome per ragioni puramente commerciali, venne pregata dalla regina Mary, ottantenne, di comporre per lei una commedia: l'autrice, molto lusingata, scrisse Tre Topolini Ciechi, poi rappresentato a teatro con il titolo Trappola per Topi. Nel 1971 ricevette il titolo di Dame dell'Impero Britannico e cinque anni dopo morì nella sua villa di campagna a Wallingford, e venne sepolta nel cimitero di Cholsey, un villaggio nell'Oxfordshire. Ma la sua fama di certo non morì con lei, dato che continuò ad essere una delle scrittrici più lette al mondo.

 
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Becu
view post Posted on 25/12/2004, 16:51




Erich Paul Remark nasce nel 1898 nella regione tedesca del Westfalen da una famiglia di origine francese; memore di queste radici, e in omaggio alla madre Maria, firmerà le sue opere con il nome di Erich Maria Remarque.

Vissuto in condizioni decorose grazie al lavoro di legatore del padre, dopo aver frequentato la scuola dell'obbligo nel 1915 entra nel seminario cattolico di Osnarbruch. Nel 1916 è costretto a interrompere gli studi perché viene chiamato a svolgere il servizio militare.

L'anno successivo è destinato al fronte francese nord-occidentale presso Verdun, dove vive in prima linea uno dei più aspri combattimenti della prima guerra mondiale, la "battaglia delle Fiandre", uno dei più terribili combattimenti della prima guerra mondiale. Durante lo svolgimento di questa guerra Remarque sarà colpito da forti crisi depressive, causate dalla vita militare, con conseguenze che si ripercossero sul suo carattere fino alla morte; furono proprio questo tipo di ferite interiori che lo spinsero a scrivere.

Remarque inizia a scrivere verso la fine degli anni venti, mentre vive, come molti altri della sua generazione, nelle precarie condizioni tipiche dei reduci. Questo clima di disagio e smarrimento, che colpisce gli uomini del suo tempo profondamente segnati dall'esperienza bellica, viene descritto ne "La via del ritorno" (1931), continuazione del suo capolavoro "Niente di nuovo sul fronte occidentale" (1927), romanzo-diario, che ricostruisce la vita in trincea di un gruppo di giovani studenti tedeschi e che rappresenta un drammatico resoconto della Prima Guerra Mondiale.

Scritto in modo diretto e sobrio, il romanzo di Remarque non era sentimentale ma neppure insensibile: aspirava semplicemente all'oggettività: "né un atto d'accusa né una confessione", secondo le parole della premessa, ma la cronaca di una generazione, "la quale - anche se sfuggì alle granate - venne distrutta dalla guerra". Un punto di vista non neutrale, che urtò quanti avevano una visione eroica del 1914-18. La condanna delle guerra è radicale, amare le anali sulle spaventose distruzioni materiali e spirituali che opera.

Il manoscritto del 1927 deve attendere ben due anni per trovare un editore. Le resistenze alla pubblicazione di un romanzo di guerra di tal fatta, che insomma non proponeva una visione eroica dei conflitti, erano molto forti. Successivamente, i pacifisti esaltarono quest'opera, ma i nazionalsocialisti e i conservatori accusarono Remarque di disfattismo e antipatriottismo, un atteggiamento che coinvolse lo scrittore nella persecuzione contro quel tipo di arte bollata dai nazisti come "degenerata".

Quando a Berlino nel 1930 viene proiettata la versione cinematografica, realizzata negli USA, si riaccendono disordini e la censura interviene vietandone la visione in Germania. Il romanzo deve molto alla realizzazione del film, che ne permetterà la diffusione su grande scala nella nascente società dei media.

Alla presa del potere di Hitler, Remarque fortunatamente si trovava in Svizzera: nel 1938 gli viene tolta la cittadinanza tedesca. Lo scrittore soffre la condizione dell'esiliato ma, trasferitosi successivamente in America, continua la sua opera di letterato e testimone contro la guerra. Tornato in seguito ancora in Svizzera, si spegne a Locarno il 25 settembre 1970.

Anche i successivi romanzi, infatti, sono ispirati a ideali pacifisti e solidaristici e hanno isapirato numerosi film di genere. Fra i suo libri più importanti:
"Tre camerati" (Drei Kameraden, 1938),
"Ama il prossimo tuo" (Liebe deinen Nächsten, 1941),
"Arco di trionfo" (Arc de Trimphe, 1947),
"Tempo di vivere, tempo di morire" (Zeit zu leben und Zeit zu sterben, 1954),
"La notte di Lisbona" (Die Nacht von Lissabon, 1963),
"Ombre in paradiso" (Schatten im Paradies, 1971).

Erich Maria Remarque e il mio scritore preferito!
Lo adoro!

Baci Becu!

 
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7 replies since 6/12/2004, 10:31   252 views
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