Le idi di Marzo sono giunte alfine...
Però, chi si aspettava un finale così? Non la fine di Cesare naturalmente, che comunque non è proprio ortodossa: secondo questo telefilm, ad ordire la congiura in realtà fu Servilia, offesa per essere stata scaricata dal suo amante Cesare. E Bruto ha sferrato la famosa pugnalata per ultimo, riluttante e in lacrime. Peccato che non ci sia stata la classica frase di Cesare "Tu quoque..." nè il discorso di Antonio sul cadavere di Cesare (meglio così: dato lo stile del telefilm, dubito che si sarebbe espresso in pentametri giambici
).
Ma quello che mi ha colpito è il diverso destino di Tito Pullo e Lucio Voreno: Pullo, dopo essere diventato persino un killer su commissione, se ne va in campagna felice con l'ex-schiava alla quale ha ammazzato il fidanzato; Voreno invece, scoperto con 5-6 anni di ritardo il tradimento della moglie, la vede suicidarsi davanti ai suoi occhi. Non è giusto!
Alla fine secondo me l'avrebbe perdonata, lì per lì è chiaro che era furibondo, ma non avrebbe mai avuto una reazione alla Pullo.
Che poi Pullo non era quello che sputava sugli dei? Com'è che invece di fronte alla morte si mette a pregare? (che schifo la scena del sacrificio dello scarafaggio
) Ma la scena più forte è stata senza dubbio la lotta nell'arena di Pullo e Voreno: teste, braccia e gambe mozzate con una ferocia da film di Dario Argento.
Morale del telefilm: il passaggio di Roma dalla Repubblica all'Impero è stato deciso sui campi di battaglia, tra i seggi del Senato e nel letto di Atia. E tutti e tre pullulavano di uomini.